Il mio fiuto da segugio mi guida oltre le grandi insegne luminose dei fast-food, portandomi alla scoperta delle steak-house, dei saloon e dei diners, dove posso assaggiare la cucina statunitense, ricca di contaminazioni etniche e di una vasta scelta di prodotti.
Nelle steak-house le pareti raccontano la storia americana attraverso locandine di vecchi film, strette di mano presidenziali immortalate dai fotografi, targhe di auto e collezioni di bottiglie di coca-cola, quelle in vetro.
Mi lascio conquistare dal profumo e dall’eccellente qualità della carne bovina, i tagli pregiati come il sirloin, il top sirloin o il fillet mignon, per gli estimatori della carne come me sono pura libidine per il palato, ma anche il new-york steak ed il rib meritano un assaggio.
Le porzioni generose si accompagnano sempre con verdure grigliate o al vapore da condire con olio di oliva, burro o panna acida, un vero must.
Nei saloon mi immergo nell’atmosfera del far west, le note delle armoniche a bocca e delle chitarre invadono i locali, i tavoli di legno massello quasi si confondono tra ruote di carri, selle di cuoio, stivali e lazi. I clienti siedono con i cappelloni in testa, i jeans e l’immancabile camicia a quadri con gilet, le cameriere mostrano acconciature cotonate con fare molto gioviale.
Stufati di cervo, salmì di anatra e arrosti di agnello, e ancora zuppe di verdure o di legumi profumate da un trito di coriandolo fresco, sono servite con pane appena sfornato, integrale, bianco e ai cereali, una bontà.
Come resistere poi davanti all’apple pie, una torta di mele che risale ai tempi dei coloni e che oggi è una vera icona della cucina americana, insieme ai muffins.
Nei diners sprofondo nei divani in pelle rossa dall’alto schienale, sotto i piedi il pavimento a scacchi bianchi e neri e nelle orecchie la musica anni 50 dei juke-box.
Sandwiches caldi con pollo o tacchino arrosto e tante verdure, pomodori, cipolle, melanzane, olive e sedano. Omelettes con funghi e formaggio (la più piccola fatta con tre uova).
Insalatone di radicchi con acini di uva rossa, noci e blue cheese, mushed potatoes (le mie adorate patate mascè), pannocchie al vapore sono i contorni più frequenti.
E per chi non sa rinunciare alla pasta o alla pizza? Gli americani hanno raggiunto un buon livello.
Un elogio lo faccio anche alle birre, degustate direttamente nei birrifici, produzioni artigianali che spaziano dalla più chiara e fruttata alla più scura e amara, passando per quella ambrata e speziata, ce ne sono davvero per tutti i gusti.
Per gli astemi niente paura, appena ci si accomoda ad un tavolo, viene servita acqua naturale in caraffa.
Gli americani adorano i cubetti di ghiaccio, è quindi opportuno al momento dell’ordinazione, specificare “no ice” se non si vogliono bere bevande allungate e gelate.