Al nostro viaggiare in lentezza non sappiamo proprio rinunciare, ce ne siamo resi conto organizzando gli itinerari per conoscere gli Stati Uniti, immensi e impossibili da girare in poco tempo e soprattutto in una sola volta. Quindi perché cambiare abitudini anche se la destinazione ci porterà non lontano da casa nostra? E, trattandosi proprio della Toscana, perché non provare a vederla con occhi nuovi? Quegli occhi avidi di scoperta e bramosi di posarsi ovunque che non ci abbandonano mai durante i viaggi. Allora proviamo a dimenticare le nostre origini e a calarci nei panni di due dei tanti americani che ci hanno confidato di sognare un viaggio in Toscana.
Lo stupore sale come la strada che ci porta su, curva dopo curva, diventando sempre più stretta, fino ad avere una sola corsia. L’ansia di poter incrociare un mezzo agricolo nel senso opposto di marcia ci accompagna fino al borgo incastonato sulla sommità del monte. Fiabesche costruzioni in pietra dominano sin dal medioevo le vallate, ora di luglio vestite di sgargianti tessuti. Mosse dal vento, le spighe di grano sembrano salutarci e, nel silenzio, si fa sempre più assordante intorno a noi il coro di cicale. Gli occhi zigzagano tra i filari di viti e di cipressi, rotolano coi covoni di fieno sui campi falciati, svolazzano come farfalle sui fiori. Appagati da tanta beatitudine, proseguiamo il nostro girovagare bucolico. Il ristoro nella trattoria incontrata sulla strada ci catapulta in uno spettacolo teatrale dove l’oste col grembiale è l’attore protagonista. Smanacca indicandoci il tavolo in cima, quello meglio con vista. Ci accomodiamo su seggiole impagliate ed eccolo arrivare col menù mentre a voce fragorosa comincia a elencare le specialità del giorno. Ciccia bona di chianina cotta al sangue coi funghi porcini, fagioli bianchi lessi conditi con olio bono fatto con le su’ olive. Tutta la pasta è fatta in casa e i pecorini li stagiona lui. Travolti dalla sua simpatia e deliziati dalle leccornìe che ci attendono, ci godiamo l’aria fresca sotto il pergolato. Da un tavolo si leva una richiesta rivolta all’oste “Scusi, mi potrebbe portare del formaggio da mettere sulla pasta?”
Quelle parole pronunciate incautamente dalla ragazza squarciano l’aria e trafiggono le orecchie dell’oste che cambia espressione. I commensali smettono di mangiare e di bere, di lì a poco tutti gli dei sarebbero scesi dall’Olimpo.
“Dico io, o perché dovete sciupare i condimenti col formaggio? dove non ci va, non ci va messo, semplice!”
Poi, con espressione tragicomica, il formaggio grattugiato gliel’ha portato, sottolineando però che, per far contenta lei, lui stava soffrendo tantissimo. Trascorriamo buona parte del pomeriggio a chiacchierare con l’oste e una coppia di suoi amici che avevano pranzato lì.
Gustiamo a piccoli sorsi il centellino di brunello, tutte le note della Val d’Orcia resteranno impresse nei ricordi.
Thank you so much Tuscany