Il Cecchi, babbo di Silvia, è ormai parte del nostro gruppetto di viaggio, dopo Tonga, Turchia e Marocco ci accompagna nei parchi rossi USA, un viaggio attraverso punti iconici del west americano, posti che conosciamo abbastanza bene, ma ogni volta c’è qualcosa di nuovo da scoprire. |
Per viaggiare in queste zone scegliamo la muscle car per eccellenza, una Ford Mustang 5.0 GT, la cui comodità in viaggio è notevole, oltre al fascino della capote aperta che ti permette di ammirare a 360 gradi i paesaggi. |
Sistemiamo i nostri zaini nell’inaspettatamente grande bauliera, grande per una decappottabile ovviamente, e partiamo, ci fermiamo nel nostro ormai conosciuto Super8 di Hollywood, punto strategico, vicino all’aeroporto arrivare nel tardo pomeriggio o sera richiede la tappa nelle vicinanze per partire al mattino ben riposati. |
Partiamo presto, la prima tappa è impegnativa e dobbiamo arrivare a Beatty, una cittadina che troveremo dopo aver visitato la Death Valley, questa volta andiamo in un viewpoint che non conoscevamo, Dante’s View Peak Lookout, a circa 1700 sopra Badwater Basin, il punto più basso del nord America, 86 mt sotto il livello del mare, la vista è spettacolare, si vede tutta la Death Valley dall’alto, o almeno una gran parte della famosa valle della morte, dopo aver goduto di questa spettacolare veduta ci dirigiamo verso Zabriskie Point, qui vediamo un paesaggio di origine sedimentaria, vulcanica e in seguito erosiva, il paesaggio è ripreso e reso celebre anche nell’omonimo film del 1970. Vorremmo fermarci anche a Badwater Basin, ma il tempo comincia ad essere stretto, per cui ci dirigiamo verso Beatty, dove pernotteremo. |
Ancora una lunga tappa e arriviamo a Panguitch, nei pressi del Bryce Canyon NP, a Panguitch troviamo una bella sistemazione appena fuori dal centro abitato sulla strada verso il Bryce Canyon NP, facciamo notare che “appena fuori dal centro abitato” intendiamo anche un’ora, le distanze negli USA sono molto relative, anche la cittadina merita una visita, molti locali caratteristici tra i quali un’antique dove facciamo tappa ogni volta che passiamo da qui e ottimi ristoranti. |
Il Bryce Canyon NP ci attende con i suoi colori e le sue rocce, molti i viewpoint dove potersi fermare sono molti e tutti bellissimi, questa volta lo spettacolo è amplificato anche dalla presenza della neve, il contrasto dei colori è meraviglioso, il bianco della neve con il rosso profondo delle rocce. |
Percorrendo la UT12 verso Torrey, una delle strade più belle degli USA, ci fermiamo a Fruita per il pranzo, c’è una farm dove è possibile fermarsi e acquistare prodotti locali, ci prendiamo una pie con frutti di bosco, in base al periodo si trovano anche alla zucca, sempre prodotti stagionali, e mangiamo ad un tavolino fuori dalla costruzione sotto un piacevole sole. Visitiamo il Capitol Reef NP, arrivando alla fine della strada asfaltata posteggiamo e percorriamo un po’ di canyon a piedi, è un luogo molto suggestivo. |
La strada prosegue, ci mettiamo in marcia verso Moab, e lungo la strada visitiamo la Goblin Valley, posto che nei precedenti viaggi non avevamo considerato ma ne vale la pena. Moab è un posto dove conviene pernottare almeno due notti, solo la visita all’Arches NP richiede una giornata, attenzione, in questo parco bisogna prenotare l’ingresso altrimenti non si entra. Arches NP è un parco relativamente semplice da visitare e i punti di interesse sono ben evidenziati, visitiamo i principali senza grandi camminate ma lo spettacolo è incredibile, Balanced Rock, Landscape Arch, Double Arch e il Delicate Arch, il più iconico al punto di essere anche sulle targhe delle auto nello Utah, questo lo vediamo da lontano, il percorso per arrivarci è impegnativo. Altri due parchi molto belli nella zona sono il Canyonlands NP dove si possono ammirare favolosi canyons e butte scavati dal Colorado river e il Deadhorse Point, questo è un parco statale, ricordiamo che solo i parchi nazionali sono accessibili con il pass, in questo, non rientrando nei parchi coperti dall’annual pass, bisogna pagare l’ingresso, e in questo parco solo in contanti. Nota, l’annual pass lo acquistiamo sempre al primo parco che troviamo nei nostri roadtrip, non è necessario acquistarlo in anticipo. Il Canyonlands NP è un parco meno conosciuto ma non per questo meno bello, qui si gode di un paesaggio che ricorda le anse dell’Horseshoe Bend o del Gooseneck State Park, che troveremo sulla strada verso la Monument Valley. |
La strada verso sud ci fa passare da Mexican Hat e prima di arrivare alla Monument Valley la sosta praticamente obbligata è al Forrest Gump Point, nonostante il periodo di bassa stagione troviamo sempre tante persone che fanno la foto di rito. |
Arriviamo alla Monument Valley nella tarda mattinata, questo è un parco gestito dagli indiani Navajo, quindi, nonostante la prenotazione per il pernottamento all’interno bisogna pagare l’ingresso, Nella Monumetn Valley c’è una sola struttura dove pernottare, il The View, il corpo principale è un hotel con ristorante e negozi per lo shopping, in una zona separata ci sono le cabin, casette in legno che affacciano sulla valle, noi abbiamo prenotato una Valley Rim Premium Cabin, queste si trovano in prima fila, le “normali” cabin, Valley Rim Cabin, sono in seconda fila e la visuale può essere parzialmente ostruita. |
Per pranzo il ristorante del The View è chiuso, usciamo dal parco e andiamo al vicino Gouldings Lodge, è anche il posto più vicino dove fare rifornimento di benzina nel giro di molte miglia. |
Nel pomeriggio facciamo il classico giro della Monument, andiamo con la nostra auto, una cosa importante da considerare però è che, come indicato dal cartello all’inizio del percorso, la strada non è asfaltata, le compagnie di noleggio non coprono nessun tipo di danno derivante dall’uso in fuoristrada. Naturalmente percorriamo le strade facendo molta attenzione e ci fermiamo nei punti più belli. Il tramonto si avvicina e prima di tornare per godercelo dalla cabin andiamo a cena al ristorante dell’hotel, dopo cena ci mettiamo sulla veranda ammirando il cambiamento dei colori della terra rossa, il cielo si riempie di stelle e ci addormentiamo con la vista sui butte. La sveglia del mattino successivo è inevitabilmente alle prime luci dell’alba, lo spettacolo del sorgere del sole dietro la Monument Valley ripaga delle poche ore di sonno. |
Il viaggio riprende, la strada scorre e i paesaggi si susseguono uno più bello dell’altro, ci attende un altro grande parco, il Grand Canyon NP, rispetto alle volte precedenti abbiamo scelto di dormire all’interno, questo ci permette di girare con più tranquillità all’interno del parco senza il pensiero di oltre un’ora di strada per la località più vicina. Visitiamo i vari viewpoint, ognuno lascia senza fiato, la vastità e la profondità del canyon sono impressionanti, in basso. circa 1200 mt sotto il livello dei visitatori, il fiume Colorado. |
Visitato il Grand Canyon puntiamo verso ovest, Flagstaff, Kingman, dove ci fermiamo per pranzo al Mr D’Z, uno dei diners più iconici lungo la Route 66, Seligman, dove c’è il barber shop di Angel Degadillo, l’uomo che ha contribuito maggiormente alla rinascita del mito della Route 66, e Oatman, un vecchio paesino lasciato nella vecchia architettura western, la cui particolarità è anche quella di avere gli asini che circolano liberamente lungo l’unica strada che lo attraversa, ormai gran parte dei negozi si sono trasformati in souvenirs shop, ma c’è ancora il vecchio Oatman Hotel che mantiene il suo fascino. |
Il viaggio prosegue, prossima destinazione Las Vegas, la città del peccato, dove tutto (o quasi) è possibile e tollerato, prima sosta al famoso cartello di Welcome in Las Vegas, simbolo della città, percorrendo la strip si vedono i grandi complessi alberghieri, spesso molto kitsch, ma Las Vegas è eccessiva in ogni cosa, anche il giorno si fa notare per le costruzioni decisamente fuori dal comune, il Venetian, complesso alberghiero che riproduce la nostra Venezia, all’interno addirittura i canali con le gondole, il Caesar Palace con le riproduzioni dell’antica Roma, l’enorme piramide in vetro o il Treasure Island per finire poi al Bellagio, con le sue fontane meravigliose in quello che si può praticamente definire un piccolo lago, la sera poi la città esplode nei suoi eccessi, casinò pieni di persone che tentano la fortuna, persone con abbigliamenti improbabili e musica ovunque, oltre a auto che in Italia non potrebbero neanche uscire dal garage per quanto sono modificate, qui circolano liberamente. Las Vegas non è una città che amiamo particolarmente, ma in ogni viaggio in queste zone diventa immancabilmente una tappa obbligata, la sua posizione risulta strategica per un roadtrip, nei pressi di Las Vegas visitiamo la Hoover Dam, la diga, realizzata nel 1935 è stata costruita lungo il fiume Colorado e si trova sul confine di stato tra Arizona e Nevada e il bacino crea il lago Mead, ed è il lago artificiale più esteso degli Stati Uniti. |
Il viaggio va verso la conclusione, prendiamo la strada verso Los Angeles toccando brevemente il Joshua Tree NP, per pranzo ci fermiamo al famoso Roy’s motel & cafè, ma scopriamo che per un problema alle cucine non servono il pranzo, la situazione non è delle migliori, niente nel giro di molte miglia, ma andiamo avanti e cerchiamo nella prossima cittadina, il prolungamento viene ripagato ampiamente, ci fermiamo a Twentynine Palms e troviamo un locale spartano ma per noi molto bello, il Kitchen in the desert, un pranzo delizioso seduti ai tavolini all’aperto con i cactus intorno e il piacevole fresco degli alberi che ombreggiano dal forte sole. |
L’aeroporto di Los Angeles ci aspetta per riportarci a casa, un altro viaggio si è concluso e noi siamo più ricchi di quando siamo partiti, ogni viaggio lascia dentro di noi un carico di emozioni e immagini che riempiono il cuore. |