28.06.02
Si parte,
il nostro primo last minute, mercoledì mattina sono andato nella mia agenzia di fiducia convenzionata con il sito www.lastminutetour.com , e abbiamo cercato insieme un’offerta che poteva soddisfare le nostre esigenze, è la prima volta che proviamo questa soluzione, speriamo bene, in ogni modo ritorniamo al viaggio, mercoledì ho fissato il viaggio in agenzia, giovedì sono tornato in agenzia per ritirare i documenti per il viaggio, e stamani siamo in partenza per Mahdia (Tunisia).
C’è stato subito un cambiamento sul programma, in origine il viaggio d’andata prevedeva il decollo da Roma Fiumicino e atterraggio a Monastir, e il viaggio di ritorno esattamente il contrario, infatti la previsione era di partire in auto da Pisa e lasciare l’auto al parcheggio, ma il nuovo programma è: Roma Fiumicino – Tunisi e al ritorno Monastir – Roma Ciampino, quindi abbiamo optato per il viaggio in treno da Pisa.
Ci preoccupa un po’il transfer da Tunisi a Madhia in pullman, ci sono circa 250 km, vedremo.
Il treno parte in orario, e questa è già una buona cosa vista la nostra diffidenza verso i treni, cerchiamo sempre di evitarli, quando è possibile.
Ci imbarchiamo su un aereo della Tunisair, un Airbus A320, fino ad ora tutti gli orari prefissati sono stati rispettati, abbiamo fatto tutto con tranquillità, compresa una passeggiata dentro l’aeroporto. Mentre voliamo sopra una distesa di panna, questo è quello che sembrano le nuvole dall’alto, ci viene dato il pranzo, formaggio, carne, insalatine, e tre pere molto piccole ma gustosissime, il tutto accompagnato da un vino tunisino di 12,5 %, si chiama Magon, il tempo di finire di mangiare che l’aereo comincia la discesa, il volo dura circa un’ora, l’unica nota stonata è una ragazza seduta dietro a noi che ha cominciato a cantilenare una nenia al decollo e finisce all’atterraggio, compreso durante il pasto, forse è un suo modo per allentare la tensione.
Completate tutte le operazioni di sbarco siamo sul bus che ci porterà a Mahdia, è uno di quei piccoli bus da circa venti posti, senza aria condizionata, solo alcuni finestrini aperti.
Abbiamo cambiato l’ora agli orologi, qui siamo un’ora indietro.
Il traffico è abbastanza caotico ma scorrevole, prendiamo una superstrada e noto che il limite di velocità è indicato a 100 km/h, ed è rispettato più o meno da tutti, per noi è strano veder rispettati i limiti di velocità su una superstrada o autostrada.
Intorno c’è molta vegetazione, per il paesaggio potremmo essere in Sicilia se non fosse per le targhe e le scritte in arabo e francese. Lungo la strada vediamo i cartelli con le indicazioni luminose, leggo 45° C, cominciamo bene.
Ci fermiamo in un’area di sosta vicino a Hammamet, una coppia di ragazzi cambia il bus, il loro soggiorno è a Nabeul, vicino a Hammamet.
Riprendiamo il viaggio e notiamo molta terra coltivata ad olivi, verremo poi a sapere che la cucina tunisina è basata molto sull’olio d’oliva avendone molta disponibilità ed essendo molto alto il prezzo dell’olio di semi, che sono costretti ad importare.
Il paesaggio si fa un po’più brullo e si vedono anche molte piante di fichi d’india.
Un’altra tappa la facciamo a Monastir, l’assistente del TO deve ritirare i bagagli, è venuta a Madhia quattro giorni fa, ma i bagagli erano rimasti all’aeroporto di Roma.
Arrivati all’hotel scendiamo solo noi dal bus, gli altri hanno prenotato ad un altro hotel, sistemiamo le nostre cose in camera e facciamo un giro d’ispezione, domattina abbiamo il primo incontro con l’assistente del TO, la giornata non è eccezionale e c’è vento, la prima impressione non è entusiasmante, ma come si sa non sempre la prima impressione è sempre quella giusta, noi siamo sempre ottimisti.
Alla reception cambio un po’ di euro in dinari, il cambio risulta favorevole, è la prima volta che mi capita, dalle info che avevo prima della partenza il cambio era dato a 85 cent di euro, qui mi cambiano a 75 cent di euro.
29.06.02
Sveglia di buon ora, ricca colazione, e passeggiata lungo la spiaggia, alle 8.00 ci sono poche persone in spiaggia ed il paesaggio è molto bello, la sabbia è molto chiara e finissima, si ha l’impressione di camminare sul borotalco, l’hotel dove siamo noi è praticamente l’ultimo di una fila di hotel disseminati lungo la costa, quindi le camminate le possiamo fare lungo una spiaggia deserta e molto lunga, quasi non si vede la fine.
Camminiamo con i piedi nell’acqua e vediamo molte conchiglie piccolissime, ci avevano parlato di conchiglie molto belle e piuttosto grosse, forse bisogna andare in posti più isolati.
Al ritorno dalla camminata di circa un’ora la tentazione di fare il bagno è molto forte, e infatti, nonostante l’acqua sia freddino ci tuffiamo, è limpidissima e con la sabbia chiara è molto bella, noi siamo abituati alla sabbia molto più scura di casa nostra.
Dopo la rinfrescata del bagno approfittiamo dei lettini per prendere il sole, più che lettini sono dei gusci, in plastica, comodissimi. Ce li portiamo vicini all’acqua e ci godiamo il sole, alle 11.30 abbiamo l’incontro con l’assistente del TO.
Vedo il personale dell’hotel e chiedo info sul parasailing, non è molto caro, ci accordiamo per 35 dinari in due persone ( 26 euro).
L’assistente si chiama Brigitte, si dimostra molto disponibile e ci dà alcune dritte su Mahdia e sui taxi, prenotiamo due escursioni, in barca ( 40 euro) e con i Tuk Tuk ( 30 euro).
Per il pranzo andiamo al ristorante dell’hotel, tavolini all’aperto. Prendiamo 2 insalate abbondanti, 1 bottiglia di acqua e una di birra, spendiamo 10,70 DT, sono circa 8 euro in due.
Dopo aver preso un po’ di sole vogliamo provare il parasailing, prima Silvia e dopo io, dura pochi minuti ma è molto bello vedere dall’alto il mare e la costa appeso al paracadute, senza rumori, riesco anche a fare un po’ di filmato con la videocamera.
Scesi dal parasailing, un tuffo in acqua, oggi è un po’più calda e sempre limpidissima.
Prima di rientrare in camera per un riposino in attesa della cena, ci fermiamo a gustarci un buonissimo tè alla menta.
Per la cena è stato allestito il buffet all’aperto, nel bel mezzo della cena tutta questa bella scenografia viene rovinata da una pioggia improvvisa, tutti i camerieri hanno portato tutte le portate all’interno del ristorante e abbiamo continuato dentro, peccato.
Dopo cena, visto che ha smesso di piovere, andiamo a Mahdia, prendiamo un taxi, qui è il mezzo più economico, 2 DT all’andata e 2 DT al ritorno.
A Mahdia incontriamo un ragazzo che lavora all’hotel, ci mettiamo a parlare un po’ con lui e ci porta in un negozio di souvenir suo zio, ne approfittiamo per prendere qualche oggettino da portare a casa, prendiamo due vasetti e una formella in ceramica, come da usanza dobbiamo contrattare, lui parte con un prezzo di 120 DT, (ci dice che quello è il prezzo che fa ai tedeschi, a noi avrebbe fatto 90 DT) alla fine della contrattazione abbiamo speso 15 DT (12 euro).
Fatto l’acquisto ci addentriamo nella medina, lì i commercianti ti “assalgono”, tutti vorrebbero che tu entrassi nel loro negozio, “solo per guardare” ti dicono, fa parte del loro costume.
Purtroppo vediamo ben poco perché ancora non conosciamo la zona e non sappiamo dove andare, inoltre alle 20.30 chiudono i negozi, quindi decidiamo di ritornare in hotel.
30.06.02
Stamani abbiamo avuto la “grande” idea di andare al centro commerciale vicino all’hotel, è abbastanza vicino, circa 500 mt, ma l’umidità oggi è molto alta e ci facciamo una bella sudata, comunque ne approfittiamo per acquistare le cartoline da spedire e chiamiamo casa da un telefono pubblico, noto però che la spesa non è molto inferiore a quella che ho quando chiamo con il cellulare.
Oggi c’è la grande finale, Brasile – Germania, alle 12.00 siamo in camera per guardarla dalla nostra tv, viene trasmessa anche in una grande sala con maxischermo, ma la telecronaca è in francese.
Alla fine del primo tempo salta la luce in tutta la zona e ci perdiamo il secondo tempo, e allora andiamo a pranzo, in qualche modo sapremo poi il risultato.
Brasile 2 – Germania 0, va bene così.
01.07.02
Sveglia di buon ora, molto di buon ora, considerando che ho sbagliato a mettere la sveglia, quando siamo arrivati qui ho cambiato l’ora all’orologio ma non al cellulare, quindi ho caricato la sveglia sul cellulare alle 7.30, qui però sono le 6.30.
Ci svegliamo presto perché andiamo a fare l’escursione in Tuk Tuk, i Tuk Tuk sono dei mezzi costruiti in Thailandia sulla base dei nostri Ape Piaggio, hanno il posto davanti per l’autista e due file di sedili dietro per sei persone, sono inoltre tutti aperti a parte la copertura e molto colorati.
Partiamo dal nostro hotel io e Silvia, e ci fermiamo ad un altro hotel per prendere altre tre persone, sempre del nostro gruppo di viaggio.
Facciamo un giro panoramico di Mahdia e raggiungiamo un promontorio dove c’è una costruzione con il faro, li vicino c’è la grande fortezza di Borj el Kebir, su tutta l’estensione del promontorio notiamo un numero enorme di lapidi, ci spiega la guida che quello è il cimitero, non c’è nessun muro di recinzione o altro, è semplicemente ai bordi della strada e davanti alle case, la gente passeggia tranquillamente nel mezzo a questo cimitero come se fosse a fare shopping.
Riprendiamo la nostra gita verso Salakta, dove andremo a visitare le catacombe romane.
Ad un certo punto un imprevisto, il Tuk Tuk si ferma, a parere dell’autista è la batteria, dopo un po’ di prove scopre che ha finito la benzina, fortunatamente con noi c’è Salem, il capo dell’organizzazione dei Tuk Tuk, lui è con la sua macchina e va a prendere un po’ di benzina ad un distributore vicino, torna con una tanica di benzina e così possiamo ripartire.
Durante il tragitto facciamo un’altra sosta in un punto dove ci sono alcuni scavi romani, anche qui non ci sono recinzioni o indicazioni, sembra tutto piuttosto abbandonato, durante la sosta Salem ci spiega le funzioni dei vari ritrovamenti, ci dice anche che essendo lunedì i musei sono chiusi, quindi la prevista sosta al museo tunisino potremo farla domani, se vogliamo, naturalmente accettiamo, la consideriamo un’altra escursione.
Dopo questa sosta riprendiamo il viaggio verso Salakta, lungo la strada molte contraddizioni, tantissime case brutte e sporche, carretti trainati da asini, sembrano i servizi televisivi nelle zone di guerra, ed insieme a questo vediamo anche grandi ville recintate con giardino, naturalmente con la parabola.
Arriviamo alle catacombe romane e ci viene incontro un vecchietto con un bastone, ci saluta in francese, sarà la nostra guida nelle catacombe, hanno un’estensione enorme, lungo il percorso la sensazione di freschezza è molto piacevole, c’è una buona escursione termica tra l’esterno e l’interno delle catacombe, nelle volte del soffitto notiamo dei buchi, ci fanno vedere che dentro vi riposano i pipistrelli.
La guida ci spiega che queste catacombe sono state scoperte nei primi anni ‘60 e i francesi, dopo averle scoperte hanno portato via tutto quello che c’era di prezioso, infatti rimane da vedere solo qualche osso e due teschi, alcune tombe non sono state aperte e probabilmente c’è da scavare ancora un metro prima di arrivare al pavimento vero e proprio.
Al termine del giro ognuno di noi lascia una mancia di 1 DT alla guida.
Al ritorno della gita parlo con la guida e gli faccio leggere i nomi dei ristoranti e dei cafè di Mahdia che mi sono portato dall’Italia, lui mi consiglia in particolare due dei ristoranti della mia lista e mi dà un suo biglietto da visita dicendomi di mostrarlo al proprietario del ristorante, nel caso decidessimo di andare a mangiare lì, in questo modo mi assicura un trattamento migliore.
Tornando all’hotel gli inconvenienti non sono finiti, abbiamo appena lasciato in hotel le altre tre persone che erano con noi ed il Tuk Tuk buca una gomma, l’autista lancia una curiosa imprecazione e ci consiglia di andare al nostro hotel a piedi, non è molto lontano, io mi offro di aiutarlo ma lui ci ripete di andare all’hotel e così facciamo, in cinque minuti raggiungiamo l’hotel.
02.07.02
Oggi la giornata non è bellissima, e allora dopo un’oretta di spiaggia decidiamo di anticipare la nostra visita programmata per giovedì alla medina e alla città.
Ci facciamo portare da un taxi alla porta Skifa el Kahla, un’imponente costruzione all’ingresso della città, è l’unica struttura rimasta dell’originale cinta muraria della città di Mahdia, la porta si apre su di una stretta via acciottolata, che è la via principale della medina, qui troviamo vari negozietti per turisti, i commercianti ti invitano ad entrare, direi piuttosto insistentemente, dicendoti “solo guardare, non comprare”, ci sono tante cose carine da poter acquistare, l’importante è trattare, non accettare il primo prezzo che ti viene proposto, generalmente sparano molto in alto, io acquisto una maglietta, come al solito, in ogni posto che visito acquisto una maglietta, è un po’il mio souvenir, il prezzo iniziale è di 25 DT, riesco a prenderla con 8 DT.
Proseguendo per la via principale troviamo Place du Caire, una piazzetta con alberi, pergolati e cafè, su un lato c’è un portale e un minareto, appartengono alla moschea di Mustapha Hamza, è stata costruita nel 1772.
Decidiamo di uscire dalla medina e ci dirigiamo verso il mercato coperto, davanti al porto.
Il mercato è diviso in due zone, quella per il pesce e quella per la frutta e la verdura, diamo solo un’occhiata veloce alla parte dove vendono il pesce, e ci soffermiamo di più nella zona della frutta e verdura, non c’è molta scelta, pomodori, peperoni, patate e cipolle bianche, ci sono poi alcuni banchetti che vendono spezie, sono quelli che preferisco, c’è una grande varietà di colori e profumi, su questi mi soffermo di più anche con la videocamera.
L’ora di pranzo si avvicina, decidiamo quindi di uscire dal mercato e andare a cercare un ristorantino, sul lungomare ne vediamo parecchi, uno di questi è il “restaurant Le Lido”, è uno dei ristoranti che ho nella mia lista di posti segnalati sul newgroups, è segnalato come il più caro ma il migliore, pensiamo che per quanto possa essere caro non raggiungerà mai i prezzi dei ristoranti di casa nostra, quindi proviamo.
Ci sediamo e ci portano degli antipastini gustosissimi, olivine (che tra l’altro sono le olive più buone che abbia mai mangiato), e diverse qualità di sfogliatine fritte, molto deliziose.
Poi il cameriere arriva con un grande vassoio pieno di pesce per farci scegliere quello che preferiamo, vediamo subito che il pesce è fresco, quindi scegliamo un dentice grigliato e un piatto di gamberoni alla griglia, il tutto accompagnato da una bottiglia di Muscat sec.
Prendiamo poi un ottimo melone e per finire un piatto di dolci tunisini.
Mentre sto scrivendo mi tornano in mente quei sapori e mi lecco i baffi, un pranzo veramente ottimo.
I dolci tunisini che abbiamo mangiato in hotel non raggiungono neanche lontanamente la bontà di quei bignè che abbiamo gustato al ristorante.
Alla fine del pranzo il proprietario del ristorante ci offre il tè alla menta.
Il conto è di 48,70 DT, chiedo di pagare in euro e mi dicono che non ci sono problemi, infatti pago 39 euro, non molto, considerando un pranzo del genere in un ristorante delle nostre zone, qui avremmo pagato 39 euro, ma a testa.
Alle 17.00 abbiamo appuntamento con il Tuk Tuk, ci porterà al museo tunisino.
Ci viene a prendere in hotel e passiamo a riprendere le tre persone che erano con noi ieri.
Il museo si trova dentro la struttura che forma la porta della città, la Skifa el Kahla, è molto interessante, possiamo ammirare i vestiti e i monili antichi, molte monete e alcuni strumenti di lavoro tipo i telai per le stoffe.
Dopo la visita saliamo sopra la porta e da lì godiamo di un panorama eccezionale, si vede tutta Madhia, la medina, con la sua via principale, Place du Caire, la Moschea di Mustapha Hamza e sulla destra la grande Moschea, copia costruita nel 1965 dall’originale del 921 d.c. e distrutta nel 1554 dagli spagnoli, sullo sfondo si vede la fortezza del XVI sec., Borj el Kebir, e più avanti il faro, dove abbiamo visto ieri il cimitero.
Finita questa visita Salem, la nostra guida, ci propone di visitare una casa tradizionale tunisina che è stata trasformata in un museo.
Tutta la vita in questa casa si sviluppa intorno ad un cortile quadrato, ed intorno ci sono le varie porte che danno sulle camere, dove dorme l’intera famiglia, i figli però sono separati dai genitori da una struttura in legno molto decorata a cui è appesa una pesante tenda, la cucina, la sala da pranzo, e la stanza che funziona da dispensa, in cucina la guida del museo ci fa annusare alcuni profumi naturali che vengono prodotti con un torchio molto antico, sono profumi di arancio, di geranio, di rosa, tutti molto buoni, ci spiega inoltre che nel centro di Mahdia tutte le case sono costruite nel solito modo, ci fa vedere anche i vestiti tradizionali che vengono usati per un matrimonio, sono molto belli ma anche molto pesanti, perché fatti con tessuti pesanti e filigranati in oro.
Concludiamo la nostra visita lasciando una mancia di 1 DT.
03.07.02
Stamani facciamo l’escursione con il galeone.
Ci viene a prendere quello che è diventato ormai il nostro amico e quasi autista personale con il Tuk Tuk e ci porta al porto di Mahdia, lì ci imbarchiamo su una riproduzione di un galeone spagnolo, siamo gli unici italiani, gli altri sono quasi tutti tedeschi e qualche francese, siamo circa venticinque persone.
Con il galeone facciamo un giro intorno alla città, Mahdia è su una penisola ed è molto bella anche dal mare con le sue casette bianche e gli infissi azzurri, non siamo mai stati in Grecia, ma dalle cartoline che si vedono di solito, Mahdia ricorda molto la Grecia.
Con la barca facciamo un giro al largo e poi rientriamo insieme ad un altro galeone sottocosta per fare un tuffo, un membro dell’equipaggio prepara le lenze per tutti e le offre per pescare, qualcuno riesce a prendere qualche pesce, più che altro saraghi, nel frattempo sentiamo un profumino provenire dalla cucina, è un profumino di calamari e totani fritti, al momento del pranzo c’è una delusione generale, quello che sembrava un profumino di calamari e totani si rivela invece un piatto dove troviamo tre triglie (neanche buone), pane arabo (duro), e insalatina.
Il risultato è che nessuno mangia niente o quasi. A quel punto aspettiamo solo di essere riportati a terra.
Questa non si è rivelata una bella escursione, ma noi la prendiamo con filosofia, non sempre può andare tutto bene.
04.07.02
Oggi abbiamo appuntamento alle 13.00 con Salem, in questi pochi giorni abbiamo fatto amicizia, è una persona molto disponibile con cui chiacchieriamo volentieri.
Alle 12.30 ci fa chiamare dalla reception e ci dice che lui è già nella hall, ci chiede se possiamo anticiparci perché alle 13.00 deve andare al porto per ricevere le persone che tornano dalla gita con il galeone, noi siamo già pronti e scendiamo.
Spiega all’autista, sempre il solito che ci ha portato nei giorni scorsi, dove ci deve portare e ci dice che si farà trovare lì per parlare con il proprietario del ristorante.
Noi lo invitiamo a mangiare con noi, seduti ad una tavola è sempre una buona occasione per conoscere una persona, lui accetta e ci ritroviamo al ristorante dopo che ha fatto il suo lavoro.
Il ristorante è “Le Lido”, gli facciamo notare che abbiamo già mangiato lì e abbiamo speso una discreta cifra, poco rispetto alle nostre, ma volevamo spendere un po’meno, ci rassicura e ci dice che avrebbe parlato lui con il proprietario.
Anche stavolta mangiamo benissimo, ci viene offerto il solito antipasto, noto che viene portato indifferentemente da cosa ordini, poi prendiamo un insalata di polpo, morbidissimo, io e Silvia prendiamo una ricciola in due e lui un altro pesce che ci fa assaggiare anche a noi, per una persona sola è una bella porzione, il vino lo sceglie lui, un vino secco.
Alla fine del pranzo ci consiglia il Thybarine, un digestivo molto buono.
Per tutto questo spendiamo 55 DT, poco più della volta scorsa, ma abbiamo mangiato in tre, il vino insiste per pagarlo lui.
Dopo il pranzo ci porta in un negozietto per gli ultimi acquisti e gli chiediamo di accompagnarci in hotel perché è troppo caldo per passeggiare nel primo pomeriggio, rimaniamo d’accordo per sentirci dopo cena e andare a prendere qualcosa ad un cafè.
Il qualcosa al cafè diventa una “escursione” a sorpresa, ci viene a prendere all’hotel e ci porta effettivamente al cafè dove troviamo il nostro “autista personale”, che tra l’altro non ho mai capito come si chiama, ci sediamo ad un tavolino e ordiniamo il tè alla menta per me e Silvia e loro prendono due caffè macchiati, dopo aver conversato un po’ Salem ci propone di fare un giro a Madhia, accettiamo e ci fa fare un giro turistico, in macchina chiacchieriamo del più e del meno, ad un certo punto si ferma ad un altro cafè vicino al faro, lì ci sono i tavolini su una terrazza affacciata sul mare, la cosa bella è che sotto la terrazza ci sono dei fari che illuminano l’acqua e l’effetto è spettacolare, anche lì prendiamo tè alla menta e mentre parliamo di varie cose ci spiega le varie specialità culinarie del posto, parliamo della cena in hotel, stasera c’erano le specialità tunisine, e abbiamo assaggiato il Brick, è una specie di crepes ripiena di uova, tonno, un formaggio tipo ricotta e alcune spezie, il tutto fritto nell’olio e questo fa si che la sfoglia diventi croccante e friabile, ad un certo punto Salem si alza dicendo che deve andare a comprare le sigarette, quando ritorna dice che qui non hanno le sigarette che fuma lui, ma poco dopo si spiega la sua assenza, si avvicina un cameriere con tre piatti, dentro c’è il Brick con patatine e in un altro piatto c’è una salsina rossa tremendamente piccante ma molto buona, ci dice allora di assaggiare questo Brick, per Salem è la sua cena, per noi è la seconda dato che abbiamo già cenato, il Brick è buonissimo, in confronto a quello che avevamo assaggiato in hotel è come se mettessimo al confronto la minestra con le lasagne.
Conversiamo ancora un po’e poi decidiamo di tornare in hotel, domattina la sveglia suona alle 5.30.
Completiamo quindi il giro di Mahdia “by night” e non sono riuscito ad offrirgli niente, ogni volta che arrivava il momento del conto aveva già sistemato lui.
Ci lasciamo all’hotel scambiandoci gli indirizzi con l’augurio di rivederci, speriamo di poterlo fare, del resto la Tunisia è vicina all’Italia e economica.
05.07.02
Siamo al viaggio di ritorno a casa, prelievo in hotel alle 6.00 e circa un’ora di bus per andare a Monastir, ci ritroviamo sul bus con i componenti del viaggio di andata. Sull’aereo saremo solo noi, dodici persone.
Ci salutiamo con Brigitte, l’assistente del TO e ci scambiamo i numeri di telefono, lei è innamorata del Senegal, chissà se un giorno ci troviamo anche là.
Durante il transfer all’aeroporto vediamo lungo la strada il mare calmissimo, una calma quasi irreale, sembra uno specchio, oggi credo che sarà una giornata molto calda, penso a Salem che dovrà accompagnare i turisti al mercato settimanale del venerdì, quello che noi ci perdiamo, con dispiacere, ieri Salem ci ha detto che il venerdì è la giornata più dura della settimana.
All’aeroporto facciamo un giro al duty-free e vedo il Thybarine, il liquore che ci aveva fatto assaggiare Salem, decido allora di acquistarne una bottiglia, quando lo berrò sarà un altro modo per ricordarmi di questa vacanza e di Salem.
Durante il volo abbiamo davanti ai sedili un monitor che ci tiene aggiornati sul tempo di volo, altitudine, velocità ed in sequenza appare una cartina dove viene indicata la posizione dell’aereo, è la prima volta che ci capita e lo trovo interessante.
Scambiamo le impressioni sulla vacanza con le altre persone che sono con noi e mi sento sempre più lontano dal classico turista italiano, quello che il mio agente di viaggio chiama “il pacco postale”, se lo mandi al polo o in Kenia se ne accorge solo dalla differenza di temperatura, il villaggio è sempre il solito.
Ci viene chiesto quante piscine avevamo al nostro hotel e se avevamo fatto l’acquagym, se però gli chiedi cosa hanno assaggiato di particolare loro ti Rispondono, “niente, ma l’hotel era bello”.
Sarebbero tante le cose da dire del turista “da villaggio” ma andrei fuori tema e mi fermo qui, anche perché questo è il racconto di un mio viaggio.