Pisa ed il mare, un connubio che ha fatto splendere la città e l’ha resa famosa in tutto il mondo. E’ grazie al mare e alla sua ricchezza di cultura, commercio e storia che Pisa viene immortalata nella splendida Piazza del Duomo, dove in un mare verde si issano come vele al vento i quattro gioielli famosi in tutto il mondo. Pisa, però, non è solo la Piazza del Duomo, anzi, curiosando per la città vedremo che ogni angolo, piazza o vicolo ha da raccontare la sua importanza, sia per la città che per la nazione intera.
Il mare dunque, partiamo da lì, da dove la città trae le sue origini. Anche se abbiamo varie ipotesi circa la fondazione (chi parla dei fenici, chi dei greci, chi addirittura dei liguri), il tutto si svolge comunque intorno al 1500 a. C.
Di questo periodo non abbiamo reperti o monumenti; del periodo etrusco e romano invece troviamo qualche pregevole esempio.
Del periodo etrusco abbiamo il tumulo del principe, tomba di un nobile cittadino etrusco, e la “pera”, rappresentante, in origine, il segnale di confine di una proprietà.
Del periodo romano, invece, abbiamo i bagni detti “di Nerone”, che sono i resti di antiche terme, e il cantiere delle navi antiche, uno dei più importanti scavi venuti alla luce negli ultimi venti anni. Si tratta del ritrovamento del porto fluviale di Pisa, dove sono state rinvenute 16 navi e molteplici reperti.
Lo scavo e il tumulo li troviamo appena fuori la cinta murata, il primo nei pressi della stazione ferroviaria di Pisa – San Rossore, il secondo lungo la via San Iacopo, in direzione Pontasserchio. Dentro le mura troviamo invece i bagni e la “pera”.
Ma veniamo a noi e iniziamo il viaggio che ci porterà alla scoperta della città, un viaggio che ci farà saltare da un periodo all’altro, dai fasti della gloriosa repubblica marinara alla Pisa medicea e granducale.
Prendiamo via Santa Maria, lasciandoci alle spalle il brulichìo e la mondanità di Piazza del Duomo. Fatti pochi metri troviamo una chiesa assai importante: si tratta di S. Giorgio al tedesco, eretta in onore dei tedeschi caduti durante la battaglia di Montecatini del 1315, quando i pisani batterono i fiorentini e i lucchesi riprendendosi dopo la batosta subita alla Meloria, e riproponendosi come città non certo sconfitta. Continuando il cammino si nota come la via abbia un andamento simile ad un fiume con curve sinuose. Pian piano arriviamo davanti ad un complesso monumentale atipico, dove si possono ammirare sia palazzi rinascimentali che medievali: davanti a noi vediamo il retro di Palazzo Reale (Rinascimento), collegato sia al Palazzo delle Vedove (Medioevo) che alla chiesa di San Nicola (Medioevo), dove i granduchi potevano assistere alla messa senza spostarsi e farsi vedere in pubblico.
Si osservano bene sia il campanile ottagonale di San Nicola (una delle tre torri pendenti di Pisa), che la torre della Verga d’oro, sopra il Palazzo Reale, dove Galileo fece i suoi primi esperimenti sulla gravità.
Intravediamo davanti a noi i bei lungarni, che Leopardi descrisse come “cosa mai vista”; ma sui lungarni torneremo in seguito. Ora svoltiamo in via San Nicola, tra la chiesa omonima ed il Palazzo Reale, ed entriamo in Piazza Carrara, con i suoi bei palazzi rinascimentali, e da lì in piazza Dante, dove troviamo i tanti studenti intenti a conversare e a farsi uno spuntino. In fondo alla piazza troviamo la chiesa romanica pisana di San Frediano, e prendiamo l’omonima strada arrivando in una piazza importantissima per Pisa: Piazza dei Cavalieri.
L’odierna piazza è il rifacimento vasariano dovuto al primo granduca di Toscana, Cosimo I, ma la piazza è nata su una preesistente struttura, Piazza degli Anziani, o delle Sette Vie.
Questa era la piazza politica della città, ed è qui che si prendevano le decisioni circa le sorti della repubblica pisana. Cosimo I volle il rifacimento per impiantare il suo potere sulla città, costruendo il Palazzo della Carovana sopra il Palazzo degli Anziani, la chiesa di Santo Stefano sopra la medioevale San Sebastiano, unendo vari palazzi e torri in palazzi unici: Palazzo del Capitano e Collegio Puteano. Il Palazzo dell’Orologio è stato creato unendo la Torre della Fame con la Torre della Muta, dove i pisani mettevano le aquile a cambiare il piumaggio; l’aquila era infatti l’emblema della repubblica pisana. Con queste operazioni, Cosimo I tolse ai pisani ogni potere autonomo sulla città, anche se va detto che, grazie a Cosimo, Pisa riprese la sua attività marinaresca militare nel granducato, perché il Palazzo della Carovana divenne la sede dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, che era la marina militare del granducato.
Nella chiesa adiacente troviamo alcune bandiere turche della famosa battaglia di Lepanto, dove i Cavalieri di Santo Stefano risultarono i migliori combattenti. Qui si respira, dunque, la gloria di Pisa in mare, sia nel periodo repubblicano che in quello granducale. Oggi, il Palazzo della Carovana è sede dell’importante Scuola Normale Superiore, fondata da Napoleone nel 1801, una scuola riconosciuta a livello mondiale, nelle cui aule hanno studiato tra i più importanti scienziati e politici: Giovanni Gentile, Enrico Fermi, Carlo Rubbia, e Carlo Azeglio Ciampi, solo per citarne alcuni.
Ma è in posizione adiacente alla piazza che troviamo una delle chiese più importanti della città, la chiesa di San Sisto, importante per i fasti della repubblica, perché è nel giorno di San Sisto, il 6 agosto, che Pisa creò le sue imprese, una su tutte la presa delle Baleari. Bisogna inoltre ricordare che pisane erano la Sardegna e la Corsica, così come numerose colonie in Algeria, Medio Oriente e addirittura in Russia, sul mare d’Azov, dove i pisani avevano attività commerciali con i mongoli delle steppe. Tante battaglie vinte si sono combattute nel giorno del 6 agosto, e da questo trae una importanza storica notevole questo gioiello romanico-pisano.
Dentro la chiesa possiamo ammirare una epigrafe araba, portata a Pisa dopo la presa delle Baleari, che ricorda un momento importante della vita del primo emiro maiorichino; poi un timone di una nave e le quattro bandiere dei quartieri storici pisani (Ponte, Mezzo, Fuoriporta e Kinzica), il tutto incastonato nella cornice semplice ma al tempo stesso esaltante della chiesa.
Adesso usciamo e torniamo al presente. Riprendiamo il nostro cammino lasciando la chiesa e la Piazza dei Cavalieri, con tutto il loro peso storico artistico e culturale veramente importante, e prendiamo via Ulisse Dini, in direzione Borgo Stretto.
Arriviamo nel centro della parte di tramontana d’Arno, e dal Borgo partono in tutte le direzioni un dedalo di vicoli, con piazzette e stradine dove è facile perdere l’orientamento.
L’origine di Borgo Stretto risale intorno al 900 d. C., quando Pisa stava vivendo una crescita demografica imponente e dunque necessitava di un borgo al di fuori delle vecchie mura. Qui possiamo ammirare palazzi medievali e le famose case torri, che ebbero un’importanza vitale per lo sviluppo della città. Tra i palazzi più importanti troviamo Palazzo Poschi ed il Casino dei nobili; la casa di Vincenzo Galilei e la chiesa di S.Michele in Borgo, vero gioiellino incastonato tra i loggiati di Borgo. Come dicevamo, da Borgo possiamo prendere tante direzioni: andando verso nord passiamo da Borgo Largo, via Carducci, fino alla Porta a Lucca, dove troviamo i già citati Bagni di Nerone. Vicino ad essi la gotica facciata della chiesa di Santa Caterina, e la splendida piazza omonima. Nelle vicinanze, prendendo via San Zeno, arriviamo all’abbazia di San Zeno, un’opera romanico-pisana, oggi sconsacrata, ma che vale la pena una visita.
Andando verso l’Arno e svoltando a destra, entriamo nella zona del mercato, dove tutte le mattine c’è un affollato via vai di persone comprese tra Piazza delle Vettovaglie, un quadrato fatto di loggiati, e Piazza S. Omobono. Qua ci troviamo proprio nel primo nucleo di Pisa dopo l’epopea romana, la Pisa che stava rinascendo e riconquistando la sua libertà, con torri, casetorri, palazzi, vicoli e chiese. Questa parte della città viene vissuta quotidianamente dalla mattina alla sera, anche perché è la parte che fa da unione tra il borgo e la zona universitaria vicina a via S. Frediano. Qui sorge infatti la Torre del Campano, che un tempo dettava le ore per il rientro degli studenti alla sera.
Invece, se dal borgo svoltiamo a sinistra troviamo due vie importanti: la prima è via S. Francesco, che ci porta all’omonima chiesa dalla facciata rinascimentale e dal corpo gotico. Qua un tempo c’era il dipinto di Giotto, “Le stimmate di San Francesco alla Verna”, trafugato dai soldati napoleonici e portato al Louvre. Ultimamente è stata fatta una scoperta importante: la chiesa era la preferita dalla famiglia della Gherardesca, e qui furono deposti i corpi del conte Ugolino e dei suoi nipoti. La seconda è via dei Mercanti, che ci porta al vecchio quartiere di Fuoriporta, dove troviamo la chiesa di S. Paolo all’Orto, il ghetto ebraico e, più avanti, la chiesa di S. Andrea in Fuoriporta. Dietro la chiesa abbiamo la casa natale di Galileo Galilei, ed ormai siamo vicini ai lungarni, dunque seguitemi ed entriamo lungo l’importante direttrice del fiume Arno.
Appena arriviamo troviamo Piazza Mazzini con il Palazzo Medici-Ricciardi, oggi sede della Prefettura. Poco più indietro la chiesa di S. Matteo in Soarta, una delle tante chiese che troveremo lungo il fiume (una caratteristica che rende Pisa unica in Italia). Percorrendo il lungarno in direzione mare, attraverseremo tutta la città da una parte all’altra, incontrando palazzi storici e leggende. Lasciamo Piazza Mazzini e incontriamo, poco più avanti, Palazzo Roncioni e Palazzo Lanfranchi Bianco, oggi Toscanelli. Sia i Roncioni che i Lanfranchi appartengono al novero delle famiglie nobili pisane, che si stabilirono in città con l’arrivo dei Longobardi (cioè sin dal 700 d. C.), e hanno fatto la storia e la politica della repubblica pisana. Davanti a Palazzo Roncioni c’è l’omonimo scalo, uno dei pochi rimasti dopo il rifacimento dei lungarni del 1877.
Continuiamo il percorso osservando nugoli di gabbiani che si godono sulle spallette la brezza marina e il sole primaverile di questo periodo, e ci imbattiamo in una piazzetta con un piccolo loggiato ed una statua su di una colonna: siamo in piazza Cairoli, ma i pisani la chiamano Piazza della Berlina. Qui infatti veniva messo in cima alla colonna colui che doveva scontare una pena, lasciato lì alla furia del primo che passava. Adiacente alla piazza troviamo una delle chiese più antiche, la chiesa di S. Pietro in vinculis, detta di S. Pierino, del secolo IX. In questa chiesa fatta a strati, troviamo al piano terra il luogo dove venivano curati i fedeli, e un posto di riparo per chi non aveva dimora, gli odierni clochard. Salendo le scale troviamo la parte religiosa. Restaurata da poco, merita una visita: qui, infatti, fino al 1406, anno della vendita di Pisa ai fiorentini da parte dei Visconti, qui erano custodite le pandette di Giustiniano, i primi codici marittimi del mondo. Oggi le troviamo a Firenze.
Continuiamo il percorso e arriviamo in Piazza Garibaldi, dove sfocia Borgo Stretto. Attraversiamo la piazza e siamo subito nell’ex Albergo delle Donzelle, dove l’eroe dei due mondi fu curato dopo il ferimento in Aspromonte. Vicino troviamo Palazzo Agostani, tutto rosso con le finestre bifore e trifore; la chiesa dei Galletti, altra famiglia nobile pisana, ed è tutto uno sfociare di vicoletti che giungono dalla zona del mercato.
Sotto il Palazzo Agostani c’è il Caffè dell’Ussero che, in epoca risorgimentale, è stato luogo di tante riunioni e complotti per l’unità d’Italia, mentre, dove c’è oggi la settecentesca chiesa dei Galletti, c’era la Porta d’Oro, la porta principale delle mura altomedievali, dove passavano le truppe per conquistare o di ritorno da qualche impresa. Passiamo via Curtatone e Montanara e troviamo la zona universitaria con il Palazzo della Sapienza ed il Rettorato.
Il Palazzo della Sapienza fu costruito intorno alla metà del ‘500 da cosimo I, il quale ripristinò la università chiusa il secolo prima, durante la prima conquista fiorentina. Bisogna ricordare, infatti, che l’università a Pisa nasce nel 1343, con la bolla papale In supremae dignitatis, nella quale si concedeva di poter esercitare studi, religiosi e non.
Il rettorato è situato nel Palazzo Lanfreducci, recante il famoso motto sopra alla porta di ingresso “alla giornata” e una catena che scende giù. La leggenda racconta che Lanfreducci fu fatto prigioniero in uno scontro con la flotta araba. Questi poi, ottenuta l’agognata libertà, ritornò a Pisa e accumulando fortune riuscì a farsi un palazzo. Memore dell’esperienza fatta, mise il famoso motto e conservò la catena con cui era stato fatto prigioniero. Il palazzo, tra l’altro, è tra i meglio conservati. Percorrendo il lungarno, osservando gli studenti che arrivano da tutte le direzioni per seguire le proprie lezioni, arriviamo nella parte rinascimentale con Piazza Carrara a fare da sfondo: da un lato Palazzo Vitelli, dall’altro Palazzo Reale.
Palazzo Vitelli fu costruito intorno al 1500 da Vitellozzo Vitelli, partecipe da parte fiorentina, con il fratello Paolo, della battaglia di Stampace, nella quale i pisani sconfissero i nemici e li ricacciarono fuori dalla città. Allorché i gigliati, sconfitti e umiliati uccisero Paolo Vitelli e ferirono suo fratello, Vitellozzo scappò in città. Preso dai pisani chiese perdono, fu curato, e prese a combattere per la causa pisana, che chiedeva l’indipendenza da Firenze. Questa guerra iniziò nel 1494 e finì nel 1509, e vide la partecipazione di ogni strato sociale della città.
Palazzo Reale invece, fu costruito intorno alla metà del XVI secolo, accorpando varie casetorri. Si tratta del palazzo dove i granduchi, prima Medici e poi Lorena, soggiornavano quando erano a Pisa, dove, in particolare i Lorena, potevano godere di un clima migliore, lontani dalla corte fiorentina. In questo palazzo è stata emanata la prima abolizione della pena di morte che portò il granducato di Toscana alla ribalta internazionale (1790?).
Puntiamo ora dritti verso la Cittadella, trovando prima Palazzo Ricucchi. Si narra che Ricucco Ricucchi fu il primo occidentale a scavalcare le mura di Gerusalemme durante le prima crociata, aprendo così la conquista da parte delle truppe cristiane. Dunque è stato un pisano ad aprire un varco attraverso le linee arabe e un pisano è stato nominato per primo patriarca di Gerusalemme, ovvero Daiberto Lanfranchi, arcivescovo di Pisa. Tutto questo avveniva nel 1099, e alle crociate partecipavano inglesi, francesi, tedeschi, genovesi, veneziani, ma proprio un pisano fu nominato patriarca: l’importanza di Pisa nel mondo occidentale era davvero notevole.
La Cittadella, quella vecchia, era la zona militare di Pisa, dove si costruivano vascelli e galee. Qua si trovava la dogana per fare entrare in città le merci e le persone, ed insieme alla contrada di S. Vito, faceva parte della zona più marinaresca della città.
Oggi di tutto ciò rimane una parte della Cittadella con la torre guelfa, entrambe bombardate durante la Seconda guerra mondiale, una piccola parte degli arsenali repubblicani, gli arsenali medicei dove venivano fatte le galee per i Cavalieri di S. Stefano, e la chiesa di S. Vito, anch’essa rimpicciolita e totalmente diversa da come era nel medioevo: di quel periodo rimane solo il campanile, che assomiglia più ad un minareto; osservandolo bene si nota proprio come la cultura araba e pisana si intrecciassero notevolmente, e troveremo altri spunti per ricordarlo.
La chiesa di S. Vito è nota la come chiesa di S. Ranieri, patrono della città, ed è qui che Ranieri Scacceri cambierà vita, da una mondana ad una di rinunce e sacrifici. Dunque salutiamo S. Vito e la Cittadella e prepariamoci a saltare l’Arno, e a tuffarci nel quartiere di Kinzica: prendiamo quindi quello che oggi è chiamato ponte della Cittadella.
Tutta la parte di mezzogiorno d’Arno si chiama Kinzica, e si differenzia dalla parte di tramontana perché è un unico quartiere, mentre a nord la città murata è distinta in ben tre quartieri: Ponte, Mezzo e Fuoriporta.
Ci sono due origini del nome Kinzica. La prima risale all’arrivo dei Longobardi in città nel sec. VIII, che lo indicherebbe come posto paludoso: da lì, infatti, si apriva un grande golfo che portava, tra vari acquitrini, in mare aperto.
La seconda dipenderebbe dal toponimo arabo kim-souk, cioè mercato libero. Il quartiere era, infatti, il vero punto pulsante dei commerci della città, ed anche la toponomastica delle strade e dei vicoli è assai diversa rispetto agli altri quartieri, in quanto libero da coprifuoco notturno, aperto 24 ore su 24 ai commerci della repubblica pisana.
Apprestiamoci adesso a visitarlo. Scesi dal ponte, giriamo subito a sinistra, e passando sotto l’odierna Porta a Mare entriamo in una bella piazza alberata adiacente il lungarno. Qua troviamo il gemello del duomo, la chiesa di S. Paolo a Ripa d’Arno, gemello perché è stato il duomo di Pisa durante la costruzione dell’attuale cattedrale: entrambe le chiese hanno la stessa fattura, sempre in stile romanico-pisano, sia di facciata che laterale, a croce latina. S. Paolo è chiamata anche “duomo vecchio”.
Prendendo il lungarno troviamo il complesso delle Benedettine, un ex-convento ricostruito nel XVII secolo. Attraversiamo via Crispi e troviamo il gioiellino gotico della chiesa della Spina, chiamata così perché si dice un tempo custode di una spina della corona di Gesù. La chiesa è posta sul greto del fiume, ed è questo che la rende unica nel suo genere. Continuiamo il percorso osservando il palazzo Alliata, altra nobile famiglia pisana, ed entriamo nel clou del quartiere, dove c’è il bivio tra via Toselli ed il lungarno: questa zona era l’arrivo dell’antica via Consolare Emilia Scauri che, provenendo da Roma, continuava in via S. Martino, via Toselli, attraversava l’Arno ed entrava nella Porta d’Oro, e dunque in città. Oggi in questo bivio troviamo la chiesa di S. Cristina, dove Santa Caterina da Siena, la patrona d’Italia, prese le stimmate, ed il palazzo Gualandi, sede della fondazione Cassa di Risparmio. In questo palazzo è avvenuta la momentanea liberazione di Pisa da parte del re di francia Carlo VIII. Infatti il re, che si doveva recare a Napoli per alcune questioni dinastiche, si fermò a Pisa e fu accolto con tutti gli onori, e facendogli sfilare davanti tutte le belle donne della città, i pisani chiesero la libertà da Firenze; siamo nel 1494.
Da questa zona come dicevo, si dividono il lungarno e via Toselli, ma entrambi, correndo parallelamente, li ritroviamo più avanti nella zona di Banchi e Piazza XX settembre. Qui abbiamo i trecenteschi Palazzo Gambacorti e Palazzo Mosca, che hanno la facciata sul lungarno e il retro su via Toselli; entrambi i palazzi fanno parte dell’odierno palazzo comunale cittadino.
Siamo arrivati in Banchi, un palazzo con loggiati costruito in epoca medicea per il commercio della lana. Da qua parte Corso Italia, la via principale della “struscio” pisano; in questa strada, oltre ai vari negozi, troviamo la casa dei Gambacorti, la chiesa del Carmine e la romanica chiesina di S. Domenico. Sia a destra che a sinistra di Corso Italia si trovano delle stradine che ci portano in alcune belle piazzette lontano dallo shopping cittadino, tra tutte piazza Gambacorti e piazza dei Facchini.
Ritornando sui lungarni e continuando il percorso, troviamo il Palazzo Pretorio, dirimpettaio di Palazzo Gambacorti, con la torre campanaria. Poco più avanti c’è un palazzo rosso con la vicina chiesa di S. Sepolcro a forma ottagonale: si dice sia stata fondata dai cavalieri templari di ritorno da Gerusalemme, ed è l’unica chiesa a pianta ottagonale in città. Vicina ad essa troviamo l’unico giardino che si affaccia sui lungarni, con il cinquecentesco palazzo oggi sede del Consorzio fiumi e fossi. Qua si ergeva il palazzo di Ugolino Della Gherardesca, reso famoso da Dante nella sua Divina Commedia. Il conte Ugolino, accusato di tradimento, fu messo a morire nella Torre della Fame in Piazza degli Anziani (oggi Piazza dei Cavalieri), e il comune diede ordine di distruggere il palazzo con il divieto assoluto di ricostruire; per questo oggi vediamo questo spazio vuoto sul lungarno.
Puntiamo verso il ponte della Fortezza Nuova. Questa fortezza militare fu creata dai fiorentini nella metà del XV secolo per “tenere buoni” i pisani. Fu progettata dal Brunelleschi, ma non fu del tutto ultimata. I pisani la usarono contro i fiorentini nella lotta tra il 1494 e il 1501, e, una volta riconquistata, nel sec. XVI il Sangallo la ultimò. Anche se durante la Seconda guerra mondiale fu bombardata, è stata una fortezza militare fino alla prima metà del XIX sec, quando i Lorena decisero di chiuderla e metterla in vendita. Fu comprata dall’armatore livornese Scotto, che ne fece il giardino per il suo palazzo. Alla fine dell’ottocento il comune comprò tutto il complesso e ne fece un giardino pubblico come lo vediamo oggi.
Usciamo dalla fortezza e da qui partono due strade importanti. La prima è via S. Martino, l’antica via Emilia Sauri, con tanti palazzi signorili e l’omonima chiesetta del sec XIII. Continuando, arriviamo nella zona dei Banchi e Corso Italia: si possono osservare i numerosi vicoli, tutti dritti e larghi che corrono verso il lungarno servendo in maniera veloce lo scarico e il carico delle merci, così diversi dai vicoli di tramontana, tutti tortuosi e stretti.
La seconda strada è quella dove, fin dai primi del novecento, correvano le mura di Kinzica: oggi rimane solo la porta di S. Martino in Guadalongo. Più avanti superiamo lo sbocco di Corso Italia e andiamo a vedere la chiesa di S. Antonio (sec. XIII), con la facciata rifatta in epoca rinascimentale e con il campanile orientale. Dietro l’oratorio troviamo un’opera assai divertente, il murales “Tuttomondo” di Keith Haring: l’artista lo eseguì alla fine degli anni ottanta, ed è stata tra le ultime sue opere prima di morire. Da piazza S. Antonio partono due strade parallele che riportano sui lungarni: una è via S. Antonio, che arriva davanti alla chiesa della Spina; l’altra è via Mazzini, che va al Palazzo Alliata. All’inizio di via Mazzini troviamo un piccolo stabile dove ha sede la Domus Mazziniana: questa era la casa in cui morì Giuseppe Mazzini sotto falso nome, ospite di una famiglia pisana. Nella Domus oggi troviamo molti oggetti appartenuti al famoso patriota, e tanti altri oggetti dell’epoca, tra cui una cartina dell’Europa.
Dunque ci accingiamo con quest’ultimo suggerimento alla fine del nostro viaggio. Ora vi consiglio di visitare Piazza del Duomo, sapendo però che c’è una città tutta da scoprire e visitare, e soprattutto osservare meglio, ricordando che in questa città sono avvenuti fatti storici a livello nazionale e mondiale, che tutt’oggi noi sfruttiamo.
Il percorso continua uscendo dal centro urbano,
L’UNESCO ha recentemente istituito una nuova Riserva della Biosfera, chiamata “Selva Pisana”. Il territorio è quello del Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli e dei centri abitati di Marina di Pisa e Tirrenia.
La sua estensione su 5 comuni e 2 province offe al visitatore molteplici attività da poter svolgere all’interno di questa area protetta.
Dalle visite guidate a piedi, in bicicletta, in trenino, o in carrozza, c’è la possibilità di soggiornarvi o anche solamente di passarvi una giornata usufruendo dei molti servizi offerti.
Visite guidate sui camminamenti per l’avvistamento della fauna ornitica, visite in barchino sui “calatini”, attività estive per bambini e ragazzi, campi di lavoro estivi, osservazioni astrologiche (stelle cadenti visibili sul battello del lago),
Le visite a piedi con ritrovo presso il Centro Visite San Rossore danno la possibilità di avere un contatto diretto con la natura, ammirando tutti gli aspetti ambientali di questa Tenuta, offrendo inoltre la possibilità di incontri con la fauna caratteristica del luogo (daini, cinghiali, scoiattoli, volpi, conigli, ecc…).
La visita a cavallo è senz’altro la più emozionante e permette un contatto davvero diretto con l’ambiente del Parco, gli itinerari all’interno della Tenuta di San Rossore sono molteplici e più o meno impegnativi. Oltre alle visite guidate a cavallo è possibile iscriversi ai corsi di equitazione ad indirizzo ambientale; vi sono inoltre iniziative promozionali come il “battesimo del pony” e il “battesimo del cavallo” per i principianti.
Il visitatore può scegliere se utilizzare bici propria o richiederla al Centro Visite (alcune biciclette sono dotatte di un seggiolino per il trasporto di bambini che in questo caso no pagano); i percorsi si snodano lungo i viali all’interno di San Rossore. Pedalando nei sentieri della Tenuta non sarà difficile, soprattutto se sottovento, avvicinarsi ad alcuni animali presenti nel Parco, è una esperienza da provare ed è alla portata di tutti.
Per scoprire più comodamente San Rossore c’è la visita in carrozza trainata da cavalli di razza Agricola Italiana da Tiro Pesante Rapido (TPR) allevati in Tenuta. Itinerari diversificati permettono di passare dalle zone interne alle zone paludose fino a giungere in prossimità del litorale; gli operatori (guide ambientali equestri) illustrano le peculiarità naturalistiche.